MESE 5, GIORNO 20, POST 4, mattina
(#0000FB) EXP 1920 (54r100)][DENARO: conto ABBIGLIAMENTO: tonaca arancione lunga fino ai piedi con inserti gialli, fascia gialla in vita e maniche lunghe e ampie, mantella da viaggio gialla, capelli legati in basso una coda morbida][EV: 550, ABILITA': vento di saggezza ARMATURA: //, ARMI: aliante]Elanor sembrò turbata dalla domanda e non rispose: probabilmente, come Liang aveva immaginato, aveva una personalità troppo corretta per mentirle spudoratamente sulle ragioni del suo comportamento, per quanto si trattasse di una sconosciuta incontrata per caso. Sempre in silenzio la ragazza continuò a camminare verso i tavoli, mentre la monaca la seguiva sperando in una risposta. Elanor si lasciò cadere su una sedia, prendendosi poi la testa tra le mani e tenendo lo sguardo fisso verso il basso, evitando nuovamente il suo sguardo. Lei, invece, rimase in piedi alle sue spalle, a guardarla stupita: in altre circostanze e con altre persone un comportamento evasivo come quello l'avrebbe urtata e probabilmente si sarebbe spazientita subito; però rimaneva il fatto che non riusciva davvero a comprendere quella ragazza e la sua 'doppia' personalità, e sentiva che non sarebbe mai riuscita ad arrabbiarsi senza capirne il perché. Rimase in attesa per qualche momento, mentre l'altra rimaneva immobile nella sua posizione: Liang si chiese se stesse meditando sul da farsi e decise di aspettare la sua decisione. Finalmente, senza preavviso alcuno, Elanor si alzò in piedi, si voltò e finalmente la guardò negli occhi con un'espressione risoluta che convinse la monaca di trovarsi di fronte alla 'vera' Elanor: senza alcun motivo pensò che qualunque cosa le avesse detto sarebbe stata la verità. A quanto pareva però non era ancora giunto il momento delle rivelazioni:
"Seguimi” disse soltanto la ragazza e riprese a camminare tra i corridoi della biblioteca. A Liang, sempre più presa dalla faccenda, non rimase altro che seguirla. Camminarono in silenzio come prima (non fosse stato per i lievi fruscii delle vesti e i passi appena percepibili nulla avrebbe turbato la quiete della biblioteca), ma la schiena di Elanor, dritta ma senza la tensione di poco prima, suggeriva un'atmosfera differente, di attesa reciproca.Qualche minuto dopo si fermarono nuovamente di fronte a una porta con un cartello che ne consentiva l'ingresso solo al personale. Quello non sembrava essere un problema per Elanor: aprì la porta e fece all'altra segno di entrare.
La stanza in cui si trovavano era talmente piena di scaffali colmi di libri e pergamene che due ragazze come loro ci stavano a fatica e per non impedirsi i movimenti l'un l'altra dovevano addossarsi ai ripiani. La luce del sole, proveniente dalle finestre in alto, era visibile a chiazze e creava strani giochi di luce e ombre, dando all'ambiente un aspetto quasi onirico. Inaspettatamente, e del tutto inspiegabilmente, Liang si sentì attratta da quel posto, anche se non quando Elanor, che a quanto pareva vi si sentiva a suo completo agio. La ragazza si sedette su uno sgabello, invitandola a fare altrettanto, come se si trovassero nel suo salotto anziché in un catasto, evitando nuovamente il suo sguardo. Forse per il poco spazio, o per l'accumularsi continuo dell'attesa, la tensione era palpabile nell'aria. Alla fine la ragazza parlò:
"Non ho il dominio" disse in tono secco, quasi in un sibilo, come se stesse sputando fuori del veleno. Liang rimase sconcertata: di certo, qualunque cosa avesse immaginato, non si aspettava nulla del genere.
"”Non sei tu, non hai fatto nulla..sono io..è che non sarei capace di accendere una candela neanche se usassi i fiammiferi. Per questo mi sono arruolata.” Ora parlava più liberamente e in tono meno amaro, ma la dominatrice dell'aria si sentì ugualmente raggiungere dal dolore che traspariva dalla sua voce.
”Non so se mi spiego..” aggiunse poi. Liang rimase in silenzio: aveva afferrato il concetto, Elanor era stata molto chiara e anche la questione del suo arruolamento, di cui l'arco rimaneva l'unico indizio, assumeva un suo significato alla luce di quella confessione. E tuttavia la dominatrice dell'aria sentiva, suo malgrado, di non riuscire a comprendere a fondo i sentimenti che si agitavano nell'animo della ragazza di fronte a lei. Questo costituiva un rammarico per la monaca, unito al fatto che non sapeva cosa dire o cosa fare: tentativi di consolazione erano inutili, di sicuro non era la persona più appropriata e inoltre si rendeva conto che il problema non era la mancanza di dominio in sé, quando la negazione di qualcosa che evidentemente aveva a lungo desiderato; un invito a sfogarsi sarebbe stato altrettanto fuori luogo, era evidente che non era quello che Elanor voleva, né il motivo per cui le aveva parlato.
”Non hai nulla che non va, anzi..ti devo delle scuse” .
"Non è nulla, davvero!" mormorò lei in risposta. Stava cercando qualcosa da dire, per una volta era il silenzio a pesarle, ma non ce ne fu bisogno. All'improvviso la ragazza rialzò lo sguardo, e per la prima volta da quando aveva visto sua madre, si aprì in un nuovo sorriso luminoso dei suoi, mentre gli occhi luccicavano di eccitazione:
”Me lo fai vedere il tuo bisonte?” chiese allegra. Liang la guardò stupita, ancora una volta quella ragazza la coglieva di sorpresa. Si chiese se fosse sincera o se stesse solo cercando di cambiare argomento con un finto atteggiamento sereno.
Però rifletté ironicamente "se sta fingendo è di sicuro migliorata molto rispetto a poco fa!" Sorrise anche lei contenta:
"Ma certo che sì!"La locanda dove alloggiava, l'unica dove fosse riuscita a trovare un posto abbastanza grande per far stare Kombo era un po' fuori mano, praticamente alla periferia della città.
"Vedrai" stava dicendo allegra a Elanor
"Farete amicizia in fretta, a lui basta ricevere attenzioni per sentirsi felice. In particolare adora essere accarezzato, gli piace andare in posti dove ci siano molti bambini perché di solito lo riempiono di coccole e di cibo. Invece sarà molto arrabbiato con me perché sono andata in giro tutta la mattinata lasciandolo solo, spero solo che non se le sia presa troppo." Concluse pensierosa. La gente per strada la guardava ancora in modo strano, ma era talmente coinvolta nella discussione con Elanor, che era tornata vivace e di buon umore, che a malapena ci faceva caso. Dopotutto era stata una buona idea andare in biblioteca, anche se per motivi diversi da quelli che aveva immaginato. Dopo più di mezz'ora a passo sostenuto finalmente giunsero alla locanda. Liang chiese al figlio del locandiere di accompagnarla da Kombo, ricevendo in risposta uno sguardo irritato:
"L'abbiamo messo nel prato qua fuori, quel suo bestione! Ha mangiato tutte le nostre scorte di fieno mentre lei era via!" Imbarazzata la monaca rispose con qualcosa di insulso, per poi allontanarsi insieme ad Elanor. Il prato era esattamente alle spalle della locanda e lì, in mezzo a qualche sventurato cespuglio, era sdraiato il bisonte volante, che al loro arrivo aprì gli occhi, si alzò in piedi e lentamente si mosse nella loro direzione muggendo in segno di benvenuto.
"Elanor, permettimi di presentarti il mio più fidato amico, il mio instancabile compagno di avventure! Kombo, questa è la mia nuova amica Elanor, l'ho conosciuta in biblioteca ed è venuta qui apposta per conoscerti." Se il bisonte avesse potuto parlare le sue parole sarebbero state di sicuro una richiesta di affetto: si sedette di fronte alle sue ragazze e rimase fermo a fissarle con un'espressione insieme mansueta e supplichevole nei grandi occhi marroni.