| Zietto, mi sa che devi scalare al giorno 5
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E così era passata un’altra pigra giornata di palazzo. Non che lei non sapesse apprezzare le comodità…i servi facevano un buon lavoro, tutto sommato…di mattina si era fatta riservare una delle piscine delle terme di Palazzo e si era esercitata col dominio per un po’, prima di mettersi a mollo nell’acqua calda. Poi si era fatta portare un telo per asciugarsi, si era fatta curare le unghie, sia delle mani che dei piedi. Non aveva una pelle così liscia da quando era una neonata, probabilmente. Le piaceva passarsi le mani sull’epidermide levigata. Già, sembrava un petalo di rosa…al contrario di quelle squame repellenti che era costretta a guarire quotidianamente. Strinse le mani a pugno, cercando di scacciare la sensazione di repulsione che le attanagliava lo stomaco. La sguattera che le stava pettinando i capelli con l’olio profumato le lanciò un’occhiata interrogativa, ma lei la ignorò del tutto.
Per tutto il giorno cercò strenuamente di allontanare da sé quel pensiero. Quando passeggiava in giardino, quando sedeva a pranzare, quando decideva di riposare sul suo letto morbido, le tornavano in mente le parole dell’uomo. E le sue piaghe…accidenti a lui, il sicario non poteva prendere la mira un po’ meglio? A quell’ora non si sarebbe trovata ad occuparsi di quella schifezza, si disse, sputando un nocciolo di ciliegia nella piccola tazza adibita allo scopo. Beh…si disse, fissando assorta la tazzina, avrebbe dovuto ordinare che le sue ciliegie fossero denocciolate, la prossima volta.
L’eco dei passetti di Lady Kiki rimbalzava di nuovo contro il marmo del corridoio, la sera. Quando hai poco da fare, hai molto tempo per pensare. Anche se lei non amava farlo…o meglio, le piaceva pensare solo quando c’erano delle possibilità interessanti da sfruttare. E quelle non potevi mai dire quando potevano passarti davanti…dovevi essere accorta, o sarebbero sgusciate via come le anguille artiche dalle reti. Arrivò alla porta. Le guardie restarono impassibili, aprirono i battenti e lei fece il suo ingresso nella stanza dell’ospite ferito.
Si fece rimboccare le maniche, si avvicinò al letto ed allungò le braccia verso i bacili. Erano recipienti pesanti: il sostegno era costituito da un treppiede di metallo molto massiccio, ed il contenitore era di bronzo lavorato finemente, anch’esso decisamente spesso. Non sarebbe stato facile…richiamò a sé il potere dell’acqua contenuta nel bacile…quella si increspò, fece per agglomerarsi di nuovo intorno alla mano…quando, con un rumore stridente, la grane coppa di sinistra perse il suo equilibrio sul sostegno e cadde con un rintocco canoro a terra. Lady Kiki fece un balzo, e allontanò da sé il liquido che si stava riversando sul pavimento. Lo mandò a schizzare addosso a tutti i presenti, salvo Riku. Che strano, sembrava quasi che li avesse bagnati apposta…Era furibonda…il visetto da ragazzina era una maschera di collera inviperita. “IDIOTI! NON SAPETE NEANCHE METTERE L’ACQUA IN UNA TAZZA! PRENDETENE DELL’ALTRA, IMMEDIATAMENTE!!” Strillò con quanto fiato aveva in corpo. “ED ANDATE A LAVARE IL BACILE! L’acqua impura ostacola la guarigione!” Le servette si affannarono infruttuosamente intorno a quell’arnese, che restava troppo pesante per loro, balbettando scuse. Eppure era stato poggiato bene sul supporto, o almeno così sembrava…come era potuto succedere?
I soldati fissavano basiti la scena. Rivolse loro un’occhiata glaciale. “E cosa fate voi impalati?! Filate, ho bisogno di altra acqua!” “Ma….” “Niente ma! Un bacile NON BASTA! Andate IMMEDIATAMENTE a lavarlo! Tanto quello non si muove…” rispose all’occhiata eloquente dei due, con un cenno sprezzante verso la sagoma dell’uomo allettato. Quelli, dopo un attimo di esitazione, si avvicinarono al recipiente rovesciato e lo sollevarono a fatica, mentre le servette aprivano loro la porta per consentire loro di uscire col pesante fardello. E restarono in due. Kiki e Riku.
La ragazza si avvicinò con passo felpato al letto, e passò elegantemente le ditine sottili sulla pelle troppo sottile dell’uomo. “Beh, non c’erano più le squame, sono stata ingiusta con voi” miagolò con tono melenso, quasi parlasse a sé stessa “…però quella pelle è troppo sottile, tanto sottile che potrebbe…” e gli piantò un paio di unghiette affilate nella schiena “ferirsi” sibilò rapida “per una stupidaggine…dico sul serio” aggiunse con aria innocente e ritrasse la mano, sciacquandosi con nonchalance i polpastrelli nel bacile rimasto in piedi. “Allora, se non sbaglio c’era un discorso in sospeso…di che si tratta?” chiese con tono annoiato “E ricordate che la capacità di sintesi può essere…vitale…in certe occasioni” concluse con aria soddisfatta, scuotendosi via l’acqua dalle dita affusolate.
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