che Rissy era nella sala del trono no, che le metti in bocca quello che dice un po'...
ANNO 2, MESE 7, GIORNO 7, POST 13 (feb), mattina
[(#FF007F) EXP 163.360 (15r50x2)][DENARO: 1500 mo (gioielli) + 4650 mo NdF + ABBIGLIAMENTO: tunica lunga e leggera, rosso acceso, fascia dorata in vita, capelli raccolti in un'acconciatura elaborata, corona][EV: 1.550, ABILITA': fiamme blu, controllo dell'attacco B ARMATURA: D1 (on), ARMI: pugnale (off)]
Era una calda giornata di sole e Iris era stufa di occuparsi di politica. Quella mattina era uscita a passeggiare in giardino, in compagnia di Shibao. Riku stava risposando all'ombra di un albero sopra di loro, mentre i due si divertivano a spettegolare dei presenti alla festa che Iris aveva dato la sera prima. Una giornata tranquilla, se proprio in quel momento uno dei consiglieri di Iris non avesse deciso di fare irruzione:
"Altezza, perdonate il disturbo. Le guardie riferiscono che all'ingresso c'è un uomo che dice di essere vostro padre e chiede di parlarvi. Personalmente non lo ritengo possibile, ma vedeste la somiglianza... se il popolo lo vedesse...!" riferì, inchinandosi ripetutamente e con aria nervosa.
Lo sguardo di Iris si incupì all'improvviso. Possibile che dopo tutti quei mesi avesse la sfacciataggine di...?
"Se desiderate posso occuparmene io" si offrì Shibao, ma Iris scosse la testa.
"No, me ne occuperò personalmente. Fatelo accomodare nella Sala del Trono" rispose laconica e con un cenno congedò l'ambasciatore, mentre già si recava ad ampie falcate verso la *sua* sala del trono. Era talmente nervosa che i bracieri si accesero al suo passaggio, illuminando l'intera sala di una spettrale luce blu... e lì, in mezzo a quelle fiamme, si sedette.
Passarono pochi minuti, troppo pochi perché riuscisse a recuperare la calma necessaria, prima che una delle guardie si affacciasse all'interno della stanza, scattando in un rigido saluto militare.
"Lo facciamo entrare?" chiese. Iris osservò il ragazzo per un lungo istante. Non sapeva cosa avrebbe preferito in quel momento: che fosse davvero suo padre? Che fosse un impostore? Uno scherzo delle guardie? Perché si sentiva rivoltare lo stomaco a quel modo, ogni volta che veniva nominato suo padre? Annuì. Se non altro si sarebbe risparmiata la sofferenza dell'attesa.
Scorse una sagoma addentrarsi nella sala. Non era suo padre. Non aveva il suo portamento, la sua aria arrogante, il suo...? O forse sì? C'era qualcosa, in quell'uomo, che davvero le ricordava suo padre e allo stesso tempo qualcosa di fondamentalmente diverso. Attese che si avvicinasse... e ora non aveva più alcun dubbio. Era lui.
"Guarda chi è tornato. Sei rimasto a corto di buchi dove nasconderti?" chiese con tutto il disprezzo di cui era capace.