a. 16, mese 1, giorno 8, POST 9 • mattina
• colore dialoghi: red
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• indossa: abito rosa acceso, lungo fino alle ginocchia, fermato in vita da una fascia rosa chiaro. Sotto delle calzette pesanti in tinta con la cintura e ai piedi delle scarpette basse in pelle morbida. I capelli sono raccolti in due codini alti, fermati con due spille d'oro a forma di fiamma.
"Su, su… adesso ascoltatemi bene" disse la governatrice, con la voce più dolce e gentile che Ilah avesse mai sentito; la ascoltò singhiozzando sommessamente, mentre la donna le raccontava che non doveva per forza sapere tutto.
"è il ‘fuori’ che conta" le spiegò e Ilah realizzò che quel discorso lo aveva già sentito: la mamma le aveva detto una cosa simile, anche se con parole diverse, anche se non aveva mai capito cosa intendesse dire... ma ora che lo sentiva dalla governatrice... il discorso si era fatto improvvisamente chiaro. Smise di singhiozzare, mentre frammenti di discorsi si ricomponevano nella sua mente come tessere di un mosaico e cominciava ad intravedere il disegno finale. Occhieggiò sorpresa in direzione di Liang, intuendo, per la prima volta, quale fosse la cosa giusta da fare. Era... bello!
"E ricordate che io non permetterò a nessuno di lasciarvi nel bosco" insistette la donna, promettendole che le avrebbe insegnato a difendersi da sola. Come papà. Anche lui le aveva promesso che avrebbe imparato a usare il dominio del fuoco come il signore con la barba al circo. E tutti a palazzo rispettavano molto chi era bravo con il dominio. Un giorno, forse, avrebbero rispettato anche lei. Ma lei non sarebbe stata antipatica come i nobili-che-volevano-fare-i-governatori. Sarebbe stata buona come la mamma, come papà e come la governatrice. Sul volto della bimba si allargò un sorriso genuino e strinse il suo abbraccio attorno alla governatrice:
"vi voglio bene" le confessò, insolitamente sicura delle proprie parole.
Poi sciolse l'abbraccio, prese un fazzolettino e vi si asciugò gli occhi e il naso, tornando a sedersi compostamente sul divano, come una brava principessa. I dubbi sulla propria identità erano ormai lontani: quella cosa cambiava tutto! Se non era vero che una principessa doveva sapere tutto per forza allora lei andava bene, allora forse era davvero una principessa! Il suo sguardo si posò sulle due Pupille, appostate ai lati della stanza: ora sembravano più interessate alle finestre, che alla sua presenza. Forse era così. Forse si era solo immaginata tutte quelle brutte cose.
Ilah prese un profondo respiro, sospirando come se sulle sue spalle avesse gravato il peso del mondo intero:
"Maestra Lien-Nguyet, io... ecco... mi piacerebbe, se possibile..." borbottò, recuperando le parole con estrema fatica
"se... ecco, magari... oggi posso imparare come si scrive 'Sozin'" decise.
"Se c'è tempo" si sentì in dovere di aggiungere frettolosamente e rimase ad osservare la donna, in ansiosa attesa di una risposta. Ma forse non avrebbe dovuto chiedere. Non era sicura che fosse rispettoso. Forse era del tutto sbagliato dire alla maestra cosa voleva fare. Abbassò lo sguardo, studiandosi con apparente concentrazione la punta delle scarpette.