Ritorno in patria

Stavo facendo una cosa che mai avrei pensato di fare, stavo ritornando in patria. Da poco avevo ricevuto una telefonata, e una voce che assomigliava molto a quella della nonna, mi prego di tornare ed di essere presente, durante l'eclissi, al palazzo della nazione del fuoco, disse anche delle cose che sapeva solo lei, per questo non dubitai delle sue parole, e il giorno stesso partii.

Non dovetti preparare grandi bagagli per la partenza, tutto ciò che possedevo, lo tenevo nello zaino, e in una bisaccia appesa al dorso del drago, mi procurai un po' di cibo per il viaggio, anche se un drago è veloce, il tragitto per tornare alla nazione del fuoco, è lungo.

Il cielo era limpido, anche se sull'orizzonte si vedevano varie nuvole, ottimo, pensai, così avremmo potuto sfruttarle per nasconderci all'arrivo in patria,"Nazione del fuoco, sto arrivando!"

Il volo prosegui senza problemi, il cielo rimaneva sereno, e le nuvole in lontananza, restavano ferme là. Dopo un paio di ore di volo, mangiai qualche noce e un paio di mele, quindi mi distesi sul dorso del drago, e schiaccia un pisolino.

Mi svegliai un paio di ore dopo, dovevano essere le cinque ormai, avevo poche ore di sole ormai, quindi decisi di approfittarne per fare un volo. Balzai giù dal drago, non era la prima volta che mi divertivo così, adoravo volare, mi faceva sentire libero da qualsiasi problema, dopo un minuto di caduta, raggiunsi il mare, e poco prima di sfracellarmi sulla sua superficie, eruttai del fuoco da mani e piedi, che immediatamente arresto la caduta, e mi risollevo.

Passai la successiva ora a fare acrobazie in aria: Virate improvvise, giri della morte, cadute dal cielo, insomma, mi divertii un mondo. Il sole ormai si era abbassato, quindi per ricevere meglio i suoi caldi raggi, mi abbassai anch'io, volai a pochi centimetri sul livello del mare, e un paio di volte, soffiai fuoco sul mare, creando una nuvola di vapore. Ripensai al mio primo maestro del dominio del fuoco: "Ricorda, il fuoco serve per distruggere i tuoi nemici, è l'elemento sovrano, usalo per schiacciare e sconfiggere i tuoi avversari!" Che scemo, quanto si perdeva, se solo avesse smesso di pensare al dominio come ad un mezzo di offesa, avrebbe potuto godersi meglio la vita.

Dopo poco tempo il sole tramonto del tutto, io non me ne ero accorto, lo scoprii solo quando sentii la famigliare sensazione, che il mio fuoco interno si spegnesse, e le fiamme che mi reggevano persero potenza. Precipitai in mare, per fortuna sapevo nuotare, poco in realtà, dal cielo venne giù il drago, che emise un verso troppo simile ad una risata. Con un espressione da finto offeso gli dissi: Non c'è nulla da ridere, anche tu le prime volte precipitavi a terra!, con una zampa mi tiro su, mi arrampicai sul suo corpo, e mi risedetti sul suo dorso, il viaggio continuava.

Faceva freddo, molto freddo, nonostante avessi asciugato gli abiti con il fuoco, a quell'altezza e in quella stagione, si gelava. Usai il respiro del fuoco per cercare di scaldarmi, ma ottenni poco. Umbracor cerco di riscaldarmi, scaldando il suo ventre, ma ancora non bastava. Recuperai una coperta da una bisaccia, e me la avvolsi attorno, andava già meglio.

Dormii male quella notte, il freddo mi tenne molto sveglio, riuscii a dormire veramente solo all'alba, quando i caldi raggi solari riaccesero il mio fuoco interno, e mi riscaldarono. Dopo qualche ora mi risvegliai, eravamo nel pieno delle nuvole, tra poco sotto di noi avremmo avvistato i cancelli di Azulon, era tempo di pensare ad un piano per entrare nella capitale.

Superati i cancelli di Azulon, il resto venne facile, sfruttando la nebbia mattutina, Umbracor atterro a pochi chilometri dalla capitale, dopo che fui sceso, si levo in volo, e lo vidi sparire tra le nuvole. Sapevo che non si allontanava mai tanto da me, sapevo che mi sarebbe bastato fischiare, perchè lui venisse subito, ma dopo che era stato rapito, mi agitava sempre un po', il vederlo allontanarsi.

Mi riscossi, mancava un giorno alla manifestazione, e dovevo ancora decidere come entrare a palazzo, se di nascosto, o insieme ad altri nobili, a tal proposito, avevo prima recuperato da una delle bisacce sul drago, i vestiti e i documenti da nobile della nazione del fuoco, sperai solo che mi stessero ancora, non li avevo portati molto finora. Mi avviai verso la capitale.

raggiunsi la periferia della capitale, mi sarebbe piaciuto raggiungere la villa dei nonni, per chiedere spiegazioni, ma purtroppo non c'era tempo, inoltre immaginai che i miei genitori avessero messo delle guardie alla villa, per un mio eventuale ritorno.

Le strade della capitale erano in subbuglio, il giorno dopo ci sarebbe stata l'eclissi, molti avevano paura, paura di quei pochi minuti senza il dominio. Un paio di secoli fa, un gruppo di ribelli, capeggiato dall'Avatar, aveva approfittato dell'eclissi per invadere la nazione, ed erano quasi riusciti a vincere, da allora molti avevano paura dell'eclissi, io onestamente non né avevo paura, avevo passato i primi anni, convinto di essere un non dominatore, quindi non mi faceva troppi problemi perdere il dominio per qualche minuto, dopotutto che cosa poteva capitare in quei pochi minuti?

Raccolsi qualche informazione su cosa sarebbe accaduto il giorno dopo, venni a sapere che l'imperatrice aveva organizzato una manifestazione per dimostrare che la nazione del fuoco non teme più l'eclissi solare, forse è a questo che si riferiva la nonna, ma perchè voleva che io andassi a quella manifestazione? Poi c'era sempre il fatto che la sua voce mi sembrava un po' diversa, forse era raffreddata? Comunque qualcosa non mi tornava, finita la manifestazione, sarei andato a chiederle spiegazione, anzi no, troppo rischioso. Mi avviai per la strada principale, per raggiungere il livello superre della città.

Verso mezzogiorno raggiunsi la parte alta della città, qui vivevano principalmente i nobili, e gli uomini di fiducia dell'imperatrice, compresi i miei genitori.
In un vicolo cieco, consumai un rapido pasto, e cominciai a pianificare il pomeriggio, mi aspettava un compito quasi impossibile, intrufolarmi nella villa dei genitori, se volevo andare alla manifestazione, mi serviva l'invito, e sapendo che loro, non avevano detto in giro che ero scappato, probabilmente il foglio si doveva trovare dentro. Finito di mangiare, mi avviai verso la villa, avevo un piano in mente, ma era estremamente complicato.

La villa era davanti a me, era esattamente come la ricordavo, una fortezza travestita da casa, non era dotata di sistemi di anti-furto, bastava la fama di mio padre a tenere alla larga i malviventi, l'ultimo che aveva provato ad entrare, era stato incenerito direttamente sull'ingresso.

usando due getti di fuoco volai sul tetto della fortezza-villa, non appena ebbi raggiunto la cima, tolsi alcune tegole, e come avevo immaginato, sotto c'era una lastra di metallo, sbuffai, avrei dovuto forzarla. Feci dei respiri profondi e poi accesi una fiammella sul dito indice della mano destra, concentrai il fuoco e cominciai a forare la lastra di metallo, ci avrei messo almeno un paio di ore.

Dopo un paio di ore passate a forzare il metallo del tetto, un cerchio di platino dal diametro di mezzo metro crollo sul pavimento facendo un grande fracasso. In condizioni normali mio padre sarebbe scattato all’attacco, e l’eventuale sventurato sarebbe stato incenerito all’istante, ma per fortuna mi ero appena ricordato che i miei genitori amavano passare la prima settimana dell’anno nella loro tenuta all’isola Ember, probabilmente sarebbero tornati in serata per poter assistere l’indomani all’eclissi. Con un balzo entrai. La villa era esattamente come me la ricordavo, cupa e lugubre, la tappezzeria era di color viola-rossiccio scuro, e decorata con un motivo a fiamme fatto con sottili linee dorate. Il corridoio sarebbe stato nell’oscurità totale se non fosse stato per il buco che avevo aperto nel soffitto. Nel palmo della mano sinistra generai una piccola fiammella in grado di illuminare l’ambiente. Mentre venivo li mi ero più volte chiesto se ci fosse un impianto di telecamere interne, sapevo della mancanza di antifurto, ma di telecamere no, ma tanto, non mi vedevano da otto anni, dubito che mi avrebbero riconosciuto, inoltre mi credevano un non-dominatore. Cominciai a muovermi per la casa, non sapevo dove fosse il mio invito a palazzo, probabilmente nell’ufficio di mia madre, il problema è che non sapevo dove si trovasse l’ufficio. Il palazzo sembrava disabitato, non c’era nessuno, neanche i servitori. A quanto pare non si fidavano di nessuno e si erano portati all’isola Ember anche i loro sottoposti, oppure gli avevano mandati in ferie, meglio, questo avrebbe facilitato la ricerca.

Dopo mezz’ora passata a cercare l’ufficio, dato che molte delle porte erano celate, ma alcuni indizi ne tradivano la presenza, una fessura sul muro, il pavimento con i segni di scorrimento ecc… Ci misi vari minuti a trovare il modo di aprire una porta di cui avevo notato la fessura, per poi trovarmi in un salottino privato, uscii chiusi la porta e ripresi a cercare.

Edited by Rozu Flamant - 17/2/2018, 21:44

Mentre continuavo a cercare mi trovai davanti ad una porta che conoscevo bene, era la porta della mia stanza. Rimasi vari minuti davanti alla soglia cercando di decidere se entrare o no. Alla fine, allungai la mano e aprii la porta. Appena entrato trovai la stanza avvolta nelle tenebre, illuminata solo dalla luce della mia fiamma. Allungai la mano destra e accesi la luce. La stanza era rimasta esattamente come la ricordavo. La stanza misurava sei metri per sei,, come il resto della casa trionfava il color rosso scuro, in fondo a sinistra, poggiato contro la parete di sinistra c'era il mio letto, con ancora le stesse lenzuola che aveva prima che partissi. Vicino al letto, sulla parete nord c'era la finestra, con le sbarre di platino "per la nostra sicurezza" Aveva detto mia madre molti anni fa quando le avevo chiesto il perché della grata, Sarà, ma l'effetto galera era inevitabile. Le pareti erano spoglie, avevano lo stesso colore delle pareti della casa, ma non aveva le decorazioni a fiamma dorate, però c'erano appesi una cartina della nazione del fuoco, e una del mondo, con evidenziate le conquiste dell'impero, e infine un poster col simbolo dell'impero. Sulla parete est, sopra il tavolo c'era uno scaffale di legno verniciato di rosso, con i vari libri. Mi avvicinai e lessi i titoli de libri: "L'arte della guerra" "Storia della grande nazione del fuoco" "Nascita dell'impero e i benefici che ha portato al mondo" "Yu-Dan Vita e battaglie" "L'elemento supremo: Fuoco" "Storie leggende e grandi battaglie dell'impero" "Biografia di Sozin". Era proprio come ricordavo. Spostai un paio di libri, dietro c'erano un paio di volumi, che se i miei genitori li avessero visti, li avrebbero inceneriti: "Leggende del mondo" e "Storia del signore del fuoco Zuko, e come riportò l'equilibrio nel mondo." Questi libri mi erano stati regalati di nascosto dai miei nonni durante il mio sesto compleanno, erano i libri che avevo letto più di tutti, li avevo quasi imparati a memoria. presi i due libri e li sfogliai velocemente, nel farlo sollevai parecchia polvere, era come se nessuno facesse più le pulizie da anni, probabilmente quando ero partito avevano chiuso la stanza e nessuno c' era più entrato. Chiusi i due libri e li misi nella borsa. Esaminai il tavolo: dei rotoli di pergamena, un pennello e boccetta d'inchiostro, una tavola di Pai-sho con la scatola delle pedine, era stato il regalo dei mie genitori per il mio sesto compleanno, ci avevo fatto un paio di partite contro mio padre, perdendo in entrambe, poi quando si convinsero che io fossi un non-dominatore, non ci avevo più giocato. Quando lasciai la casa non mi fu permesso di portare nessun oggetto, quindi avevo dovuto lasciarla li, e adesso? decisi che siccome non entravano mai, avrei anche potuto prenderla, non se ne sarebbero mai accorti, inoltre visto che tra otto giorni avrei viaggiato insieme ad Oyun, magari avremmo potuto fare qualche partita.
Mi avvicinai al letto, il lenzuolo era sistemato male, aveva varie pieghe, con le lacrime agli occhi risistemai alle pieghe, mentre vari ricordi inondavano la mia mente, quante volte avevo pianto con la faccia nascosta nel cuscino, quante volte in questa stanza avevo cercato di dominare il fuoco per ottenere un po' di attenzione. Mi sedetti sul letto, e rimasi li a fissare il vuoto, e rimasi così per vario tempo.

Il ragazzo si riprese, insomma aveva un compito da svolgere, non era certo venuto li per rinvangare vecchi ricordi. Lasciata la stanza chiuse la porta dietro di se, come a voler chiudere e dimenticare quel capitolo della sua vita.

Un rumore di passi, allora la casa non era così disabitata dopotutto, subito il ragazzo si nascose nella prima stanza che trovò, e rimase li fermo spiando dal buco della serratura.
Era una persona anziana, circa sugli ottant'anni, camminava zoppicando sulla gamba destra e reggendo con la mano sinistra una lanterna, Rozu lo conosceva bene, era Chen-Lu, il guardiano della casa. Era stato un ufficiale sotto il comando del medesimo, ma dopo una sventurata azione di guerra era stato ferito alla gamba destra e questo lo aveva costretto al pensionamento per poter dedicare tutto il suo tempo alla guarigione della gamba, suo padre si era lamentato spesso di quel avvenimento dicendo che l'impero aveva perso uno dei suoi migliori ufficiali. Era una persona spietata, per questo se la intendeva bene con il suo genitore, difatti dopo il suo congedo fu assunto come guardiano della casa. Può sembrare una scelta poco saggia, ma Chen era e probabilmente è tuttora un eccellente dominatore del fuoco, inoltre teneva nella cintura un set di pugnali imbevuti in una tossina paralizzante, ed aveva una mira precisissima, un avversario da non sottovalutare, e che anzi era meglio evitare.

L'uomo si avvicinò, aveva sentito un forte rumore metallico e aveva trovato il buco nel tetto, di sicuro era entrato qualcuno, ma presto lo avrebbe rimpianto, il suo padrone aveva i suoi metodi per punire i ladri, a lui toccava il compito di catturarli vivi. Una mano scivolò alla cintura dove erano appesi i luccicanti pugnali, bastava un taglietto ed eri paralizzato per ore. Ghignando l'uomo proseguii per il corridoio.

Il pericolo era passato, il guardiano non aveva scoperto il ragazzo, tuttavia era meglio essere ancora prudenti, l'uomo aveva un ottimo udito, e loro non erano mai stati in buoni rapporti, proprio per niente.

Il ragazzo si guardò intorno, dalla fretta non aveva neanche controllato in che stanza fosse entrato.

Una grande carta geografica era appesa al muro, subito sotto c'era una semplice scrivania con alcuni rotoli sparsi sulla superficie, appesi alle pareti c'erano vari stendardi della nazione del fuoco e una piccola biblioteca con vari testi sull'arte della guerra, e infine vari scaffali reggenti oggetti di vari generi e forme, souvnir provenienti da tutte le campagne militari del padre, Rozu sapeva bene quanto l'uomo tenesse a quegli oggetti. Il ragazzo trattenne il respiro, aveva trovato l'ufficio di suo padre.

Rozu non poteva crederci, dopo aver passato vario tempo a cercarlo, ci era entrato per caso, l’ufficio di suo padre, di sicuro l’invito doveva essere lì, non potevano averlo gettato, l’impero ci teneva molto alla sicurezza, soprattutto durante un’eclissi, quando sarebbe stato più vulnerabile, tutti gli inviti venivano da palazzo e a palazzo dovevano tornare. Il ragazzo cominciò a cercare, frugò per prima cosa la scrivania, evitando comunque di far rumore per non attirare l’attenzione del guardiano. La scrivania era disordinata, c’erano vari rotoli di carta, molti erano rapporti di avamposti militari, anche in pensione suo padre continuava ad occuparsi dell’esercito, il generale non muore mai. Insieme a quelli c’erano altri rotoli: Un progetto per un nuovo modello di carro armato, se fosse stato il progetto vero e proprio il ragazzo non avrebbe esitato a ridurlo in cenere, ma dato che era solo un rotolo illustrativo sui vantaggi del nuovo modello rispetto al vecchio, lo richiuse rimettendolo a posto.

La scrivania presentava 3 cassetti, Rozu aprii il primo cassetto. Carte, carte, una penna, altre carte ed infine un piccolo scrigno, il ragazzo lo conosceva, quello scrigno conteneva un anello, per l'esattezza quell'anello avrebbe dovuto essere suo, era una tradizione di famiglia che quell'anello andasse al figlio maggiore appena avesse compiuto 16 anni. Aprii il cofanetto, l'anello era lì. Rozu fu indeciso sul da farsi, l'anello gli apparteneva, ma allo stesso tempo non voleva avere nulla a che fare con la sua famiglia. "Ne sei sicuro? allora perchè sei qui?" Il ragazzo prese il gioiello e se lo infilò in tasca, avrebbe deciso più avanti che farne.

Il secondo cassetto non fu particolarmente interessante, conteneva solo lettere, la corrispondenza con gli altri nobili. Il terzo cassetto invece mise fine alla ricerca, c'erano solo de buste, la prima contenente l'invito da lui cercato, la seconda invece conteneva una lettera in cui il ragazzo si scusava di non poter andare all'evento, ma aveva una grave influenza che lo costringeva a letto. LA lettera finii in fiamme, e intascato l'invito il ragazzo si diresse verso la porta, ora veniva la parte più difficile, uscire dall'edificio senza allertare il guardiano.

Rozu si mise a studiare l'avversario, era uno degli insegnamenti di suo padre di cui più aveva fatto tesoro: "conosci il tuo nemico", più ne sapevi di lui e più ti sarebbe stato facile abbatterlo. Chen-Lu aveva un ottima mira, e la tossina paralizzante dei suoi pugnali era estremamente veloce a fare effetto, inoltre il vecchio era abbastanza abile da colpire punti non mortali ma molto dolorosi, ma se non ricordavo male vedeva male da lontano, per cui in genere tendeva ad avvicinarsi prima di colpire, se non glielo avesse permesso sarebbe stato al sicuro dai suoi coltelli, ma non dal suo dominio. Decisamente era meglio evitare lo scontro diretto, e anche pensare di aprirsi una nuova via di fuga era impensabile, ci sarebbe voluto troppo tempo.

Stanco di provare ad escogitare piani il ragazzo aprii la porta e corse verso l'uscita. "O la va o la spacca!" Subito sentii un rumore di passi venire verso di lui, e davanti a se, alla fine del corridoio sbucò il guardiano, sorriso malefico e pugnale in mano. Senza perdere tempo il ragazzo creò un muro di fuoco che spedii verso l'uomo. Subito corse seguendo il muro e creò un secondo muro davanti a sè. L'uomo si era previsto un attacco, con una mano spense l'ondata di fiamme, e con la seconda lanciò il coltello. Quello che non previde fu il secondo muro, che sciolse il suo coltello, di solito la gente lo sottovalutava. Approfittando dello stupore dell'uomo il ragazzo spedii anche il secondo muro di fuoco contro Chen, quindi dandosi una spinta con con il dominio balzò fuori, seguito a ruota da uno dei coltelli che gli mancò la faccia per pochi centimetri. Decidendo che era meglio non indugiare scese a terra aiutato dal dominio, quindi prese a correre lungo il quartiere nobiliare, desideroso di mettere molta distanza tra lui e quella casa.

ROLE CHIUSA